Un gruppo di aziende esperte in cavalli, in lavorazioni agricole, attente alla tradizione nell’innovazione, appassionate della sostenibilità, sperimentano una nuova via per la coltivazione delle vigne e degli orti nel segno di una storia antica che coniuga i verbi al futuro.
Di Paola Corsaro. Photo credits Danilo Curti
Iniziare un’opera di divulgazione di queste esperienze è il più recente obiettivo che il Gruppo Italiano Attacchi, associazione che ha come finalità la salvaguardia e la diffusione della cultura degli attacchi in ogni sua espressione, si è prefisso, accogliendo le proposte delle azienda già impegnate nel settore.
In questa prospettiva si inserisce il corso teorico-pratico, che si è tenuto presso l’azienda vitivinicola Plani Arche del nostro Socio Roberto Di Filippo vicino Perugia il 4 e 5 Febbraio scorsi e che ha ospitato 22 partecipanti provenienti dalla piccola e giovane imprenditoria agricola.
La presenza dell’Università di Perugia, Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, nelle persone del prof. Cesare Castellini e della studentessa Maria Francesca Ruggeri, hanno qualificato le giornate di informazione e approfondimento del tema, che sarà oggetto della tesi di laurea della studentessa Ruggeri. Il prof. Castellini ha introdotto il corso richiamando l’attenzione sull’aspetto agronomico dell’azione di calpestamento del terreno da parte del cavallo e sull’aspetto ambientale dell’energia usata, che è sicuramente rinnovabile.
Seppur di nicchia, l’attività in questione appare avere un futuro per il marketing, ma necessita di studi e sperimentazioni, soprattutto nel campo della meccanica applicata. Per ora è solo un inizio ma lo sviluppo può essere importante.
Daniele Cardullo, docente del corso ed esperto del settore, attualmente impegnato nel lavoro di vigne nell’azienda Plani Arche e in altre in Toscana, nonché nella lavorazione degli orti con il cavallo presso l’azienda di Francesca Zucchini di Terontola in provincia di Arezzo, ha risposto alle numerosissime domande dei partecipanti ed ha mostrato come si lavora la terra con diversi attrezzi agricoli appositamente preparati per tale lavoro. Attrezzature agricole, studiate per l’attività specifica e sulle esigenze del cavallo anche attraverso scambi con realtà europee, che da tempo utilizzano il cavallo nell’attività colturale.
In particolare: l’avantreno o portattrezzi, che consente di cambiare facilmente attrezzatura senza dover continuamente attaccare e staccare il cavallo dalla stessa, l’aratro condotto a mano e l’aratro da pieno campo mono-vomere o pluri-vomere per superfici di diverse dimensioni. E ancora il coltivatore da pieno campo, che viene trainato da due-tre o più cavalli, usato per la lavorazione superficiale del terreno, per tenerlo pulito dalle erbe infestanti o per preparare il letto di semina. Il coltivatore canadese adatto alle lavorazioni di piccoli appezzamenti, compie un ottimo lavoro di pulizia dalle erbe infestanti ed esegue una benefica azione vibrante sul terreno per mezzo delle sue particolari molle.
Il binomio cavallo attrezzo risponde alle risoluzioni offerte alle molteplici sfide di ordine sociale, economico e ambientale che Agenda 2030 impone alle aziende chiamate ad una sempre crescente produzione sostenibile, proprio perché la trazione animale assicura costi contenuti, eco-sostenibilità, rinnovabilità dell’energia prodotta e ridotta compressione del terreno.
Il passo del cavallo, a differenza del trattore, dà vita al terreno, non ne distrugge gli organismi e i microrganismi presenti. E un terreno sano dona frutti sani, con una minore dispersione di risorse e, di conseguenza, di tempi e costi.
Il cavallo non ha mai smesso di essere un animale agricolo dalle straordinarie potenzialità collaborative. L’agilità dell’animale non ha confronto con qualsiasi mezzo meccanico. Passa ovunque, anche in mezzo ai fusti arborei di un filare e di un bosco, ha una mobilità molto più ampia di una trattrice.
Un cavallo collaboratore esperto, grazie alla sinergia con il lavoratore agricolo, riesce anche a fermarsi e a ripartire al semplice comando della voce. Impara i percorsi, scansa gli ostacoli, sa reagire a situazioni particolari, mantiene l’equilibrio. In caso di terreno inaccessibile ai pesanti mezzi meccanici, il cavallo può entrare comunque.
Inoltre, l’evoluzione tecnologica delle attrezzature propone tante soluzioni quanti sono i tipi di lavorazione agricola – dalla vigna al campo aperto, fino all’orticoltura – e contribuisce al riequilibrio energetico. Utilizzando energia autoprodotta, rinnovabile, non inquinante, si dà vita a sottoprodotti ad alto valore aggiunto, permettendo di rinunciare alle fonti ad alta intensità energetica.
Un passaggio fondamentale, tanto dell’economia quanto della qualità della vita, sta nella scelta di mettere l’uomo al centro della produzione agricola, piuttosto che la potenza delle macchine.
Parliamo di una modalità, ma anche una soluzione intelligente, perché da un lato favorisce l’incremento del capitale e dall’altro le potenzialità dell’azienda stessa. Incrementa, inoltre, i passaggi sull’appezzamento, consentendo di lavorare su finestre di intervento più ampie e di moltiplicare le tecniche di lavorazione. Valorizzando il lavoro dell’operatore agricolo e dei suoi cavalli, si riducono i costi delle attrezzature e delle riparazioni, in direzione di un maggiore investimento umano e sociale.
Questi i contenuti della parte teorica, su cui molte sono state le domande, molto alto il grado di soddisfazione dei partecipanti, molto piacevole il clima di collaborazione tra i giovani piccoli imprenditori presenti. Ottimi pranzi a base di verdure coltivate con il cavallo collaboratore da Daniele e a base di vino ottenuto con lo stesso metodo da Roberto. Un arrivederci ad un secondo incontro!
1 – La lavorazione della vigna nell’Azienda agricola Plani Arche
2 – Parte teorica del corso
3 – E’ il momento della pratica
4 – Il cavallo è pronto: si parte!
5 – Training con gli allievi
6 – Al lavoro con l’aratro condotto a mano
7 – Un brindisi con i vini Plani Arche