Cosa spinge un gruppo di “green lovers” a salire su una carrozza in una limpida e gelida domenica di pieno inverno, incuranti del barometro, pieni di entusiasmo, avvinti da ciò che definiscono come una nuova avventura?
E’ proprio l’iniziativa del Gruppo Italiano Attacchi, “In carrozza! Si parte, unico bagaglio il cuore” presentata a Verona in Fieracavalli 2021 e dedicata a chi ama l’equiturismo verde, che ha convinto un nutrito numero di nuovi appassionati a condividere l’evento di inaugurazione dell’anno 2022 denominato Sabina Tour, che si è tenuto domenica 16 gennaio 2022.
Dal cuore della bassa Sabina, località Montelibretti, terra di ciliegie e olivi, in particolare dal Circolo Ippico Fresian Horse, due grandi Wagonette e due splendide pariglie di frisoni hanno accompagnato i “green lovers” per strade sterrate attraverso la storia.
TERRA DEI LIPIZZANI
Prima tappa, l’Allevamento Statale del Cavallo Lipizzano, ASCAL dell’Istituto di Ricerca in Agricoltura, CREA, del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali: mentre splendide famiglie di cavalli lipizzani si lasciavano ammirare nei paddock, veniva narrata la storia di questa razza, sottolineando soprattutto il fortunoso arrivo dei cavalli in Italia per merito del generale George Smith Patton. Nel 1943 i tedeschi portarono i cavalli di Lipizza a Hostau in territorio ceco; quando nel ‘45, dopo Yalta, la regione passò sotto il controllo dei Russi, la popolazione abbandonò quelle zone mettendo in grave pericolo l’allevamento. E’ a questo punto che entra in scena Patton: informato dai servizi segreti del Colonnello Reed decide di impossessarsi dei cavalli lipizzani e trasferirli in territorio controllato dagli alleati. L’Alto Comando si oppone, ma Patton è oramai deciso: con una azione fulminea il 28 aprile 1945 carica i cavalli su vagoni ferroviari e li trasferisce, insieme ai libri contenenti la loro genealogia, a Linz da dove nel 1948 raggiungeranno la Scuola di Cavalleria di Pinerolo e successivamente Montelibretti.
TERRA DEGLI “OZI” LATINI
Montelibretti è anche terra prediletta dagli “ozi” latini; è piacevole ricordare che molti letterati dell’epoca possedevano ville in Sabina dove potevano ritrovare la calma dell’anima, la quiete e il buon cibo, come recita Orazio: ”Sciogli il freddo, aggiungendo abbondante legna sopra il fuoco (“ligna super foco large reponens”) e mesci più generoso (“benignius”) il vino vecchio di quattro anni”. “Cosa domani t’accadrà non chiedere…” (Quid sit futurum cras fuge quaerere…”). “Bisogna considerare un motivo di guadagno qualsiasi giorno in più ci concederà la sorte”.
TERRA DI PELLEGRINI
Lambisce la luminosa campagna un troncone della via Francigena, quella che arriva al centro di Roma. Durante il Tour mostro ai passeggeri dove giace la santa strada, spesso non visibile, che prosegue attraversando la Sabina “Salaria”: da Poggio San Lorenzo, fino alla Basilica di San Pietro a Roma…. La Via Francigena di San Francesco è un itinerario che ripercorre i luoghi a cui è legata la vita del Santo. Il percorso si ricollega al Cammino di Francesco nella Valle Santa Reatina (lungo circa 80 km), integrandolo con un ulteriore tratto di 100 km fino a Roma, un collegamento fra la conca reatina e la chiesa di San Francesco a Ripa a Roma, particolarmente cara al Santo.
TERRA DI PIACERI
Quale migliore strumento di un cesto da picnic, restaurato per l’occasione, colmo di profumi e sapori locali che, sull’erba, hanno rivisitato la tradizione del petitdéjeuner in carrozza? L’uso nasce in Francia ed è proprio in questa forma alla francese che compare per la prima volta in letteratura, a parlarne è l’inglese Tony Willis alla fine del XVII secolo. Se le petit dejeuneur nei suoi primi decenni di vita era stata una formula usata dalla nobiltà in gita o durante le battute di caccia, nell’Ottocento divenne un modo di aggregazione anche per il ceto medio, che iniziò a trasformare i pasti casalinghi in piacevoli e saltuari ritrovi all’aperto. In riva al fiume, in campagna o sulla spiaggia, il XIX secolo vede una vera e propria diffusione di questo uso. Sabina, terra di piaceri anche per quanto riguarda il cibo.
Dalla pastorizia, largamente praticata, ai prodotti della campagna sapientemente elaborati da secoli, alle tavole imbandite di colori e sapori, che aspettano i nostri compagni di viaggio per riempire loro… anche il cuore. Le strade sterrate, la musica degli zoccoli, gli incontri con gli abitanti locali …non solo anche con stupiti passeggeri di autoveicoli, con trattori, cani, tutti ammirati e desiderosi di far parte del gruppo dei “green lovers”. E i cavalli ben domati per l’attacco e che ben rispondono alla voce e all’aiuto del driver favoriscono la connotazione che abbiamo voluto per l’iniziativa: “In carrozza! Si parte! Unico bagaglio il cuore” che rappresenta un’esperienza dell’anima, oltre che degli occhi, perché ci si riappropria del viaggiare per il gusto di viaggiare, del godere del tempo senza essere stretti dal tempo, conoscere luoghi, persone, borghi, musei, cultura del cibo, riprendersi il tempo per i propri pensieri.
Si scende dalle carrozze, carezze ai cavalli, complimenti ai driver Daniele Cardullo e Agostino Forte, che hanno anche collaborato nel fornire informazioni sui cavalli lipizzani, sulle arti equestri, sulle tecniche di addestramento. La campagna romana ha comunque trovato la propria naturale apoteosi durante il gustoso pranzo presso il caseificio “bio” San Biagio di Scandriglia dove i proprietari Giacomo Ficco e Michela Regazzo hanno saputo deliziare i commensali non solo per la cucina sapiente, antica e raffinata, ma anche per l’accoglienza e l’abbraccio che ci hanno riservato. La domanda di rito alla fine della giornata “cosa trovi ora nell’unico bagaglio ammesso, il cuore?” ha trovato risposte di plauso, di divertimento, di ritrovata serenità. La più bella? “Ho trovato il cuore che nitriva.”
bellissima giornata passata in carrozza fa natura e cultura.
di Paola Corsaro. Photo credits Danilo Curti