Il GIP di Trento, con ordinanza, ha imposto al pubblico ministero di formulare l’imputazione.

LAV: accolta la nostra opposizione alla richiesta di archiviazione. Ci costituiremo parte civile al processo, auspicando che il giudice ritenga gli imputati responsabili di quanto accaduto agli animali.

Svolta nell’inchiesta sui pastori trentini finiti sotto accusa dopo i filmati diffusi dai volontari dello Sportello LAV di Trento, che avevano mostrato presunte violenze su pecore e agnellini nelle malghe del Trentino, scatenando indignazione in tutta Italia.
Il giudice per le indagini preliminari di Trento ha sciolto la riserva dopo l’udienza del 1° ottobre 2025, accogliendo in pieno l’opposizione formulata da LAV alla richiesta di archiviazione avanzata dal Pubblico Ministero. Secondo il giudice, i video raccolti dai volontari LAV e allegati alla denuncia contengono elementi sufficienti per proseguire il procedimento, confermando la fondatezza delle ipotesi di reato iniziali.
“Siamo molto soddisfatti che il GIP abbia sovvertito la teoria del PM, secondo cui quelle violenze erano «conseguenza della movimentazione del gregge, composto da oltre 700 ovini, e dell’accidentale calpestamento degli animali» – ha dichiarato l’Avv. Annarita D’Errico, responsabile nazionale degli Sportelli LAV contro i maltrattamenti sugli animali – e abbia così ricollocato nel giusto ambito le condotte penalmente rilevanti dei pastori, riconoscendo la sussistenza non solo del reato di maltrattamento ma anche di quello di uccisione di animali!”.
Nel settembre 2023, dopo numerose segnalazioni arrivate allo Sportello LAV di Trento, l’associazione aveva denunciato una serie di violenze compiute da diversi pastori che si erano alternati nella gestione di un gregge in alta quota. I volontari LAV avevano raccolto numerosi video che non lasciavano spazio a dubbi: non si trattava di episodi isolati o accidentali, ma di maltrattamenti ripetuti e intenzionali ai danni di pecore e agnelli. Le immagini mostravano un vero e proprio sistematismo nelle violenze, inserite in un contesto zootecnico che già di per sé sottopone gli animali a crudeltà, in gran parte legalizzate, e che purtroppo molto spesso non rispetta e non tutela neanche i pochi diritti concessi agli animali dalle norme di riferimento né, al contempo, quelli dei lavoratori.
“Ora auspichiamo che il Tribunale che sarà chiamato a giudicare i pastori possa, all’esito di un processo in cui LAV si costituirà certamente parte civile, emettere un giudizio di penale responsabilità nei loro confronti” ha concluso l’Avv. D’Errico.
La posizione dei proprietari dell’azienda agricola, indagati anche loro per maltrattamento per omissione ed uccisione per omissione, si era conclusa, invece, con una sentenza di patteggiamento a 7 mesi di reclusione, confisca dell’intero gregge e applicazione di misura accessoria di sospensione dell’attività commerciale per 4 mesi. I proprietari avevano presentato ricorso in Cassazione, ma il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Cassazione ha ribadito che i titolari restano oggettivamente responsabili del benessere degli animali affidati ai loro dipendenti. Anche se i maltrattamenti materiali erano stati compiuti dai pastori, i gestori dell’allevamento — ha precisato la Corte — non possono sottrarsi ai propri obblighi di vigilanza e di corretta gestione.
LAV ringrazia l’avvocataSara Morolli del Foro di Trento che, in entrambi i procedimenti penali (a carico dei pastori ed a carico dei proprietari dell’azienda agricola) ha fornito l’assistenza legale.
Claudia Valenti
























































