Conquistarsi il ruolo di leader agli occhi del cavallo è una cosa che va fatta sempre senza forza, sia a terra sia in sella. In natura, i cavalli amano giocare con l’acqua e alcuni cavalli che vivono allo stato domestico amano stare in piedi e bagnarsi sotto la pioggia. L’acqua è un elemento vitale per uomini ed equini. Nonostante ciò, il fare la doccia al cavallo può essere una delle situazioni che possono presentare difficoltà.
La doccia può essere una situazione piacevole per il cavallo, ma quando si affronta la situazione, senza tenere conto di come il cavallo la percepisce, questa operazione può diventare pericolosa, e anche creare problemi comportamentali permanenti e questo è anche vero per qualsiasi cosa si affronta con il cavallo!

E’ importante imparare come agire correttamente anche nelle situazioni considerate più banali, e fare attenzione a questi dettagli può renderci il tempo passato con il cavallo molto più piacevole.
Il cavallo può percepire l’acqua con la vista, l’udito, il tatto, l’olfatto e il gusto, come facciamo anche noi.
L’acqua può fornire diverse sensazioni a seconda dalle forme in cui si presenta. Allo stato domestico, l’acqua che il cavallo conosce è, spesso, solo quella nell’abbeveratoio o la pioggia, situazioni in cui il cavallo non è con l’uomo e ha libertà di movimento e di scelta nelle sue azioni.
La pioggia non arriva da un punto fisso, non produce un rumore forte e non colpisce il cavallo con forza, ma quando la pioggia colpisce il tetto delle scuderie e produce rumore, i cavalli nuovi al luogo, o particolarmente timorosi, si spaventano.
L’esperienza, che permette ai cavalli di costruire le memorie su cui basarsi nelle scelte per il comportamento, è fondamentale nella relazione tra uomo e cavallo, insieme alla capacità dell’uomo di porsi come esempio da seguire, al momento della scelta comportamentale. A tutto ciò dobbiamo aggiungere la componente delle emozioni, che sempre accompagnano gli individui e coloriscono le situazioni.
Essere in grado di fargli da esempio e permettere al cavallo di imparare, conoscendo le situazioni, è il modo migliore per aiutare il cavallo.
Costringere il cavallo a fare una certa azione con la forza, può causare una situazione in cui il cavallo perde la stima dell’uomo che lo ha spinto oltre la sua confidenza. Questo concetto è spesso trascurato in equitazione, ma nella relazione tra uomo e cavallo deve essere preso in seria considerazione sempre.
Quando si fa la doccia al cavallo, l’acqua proviene da una canna da irrigazione, fonte di acqua che può non essere familiare al cavallo. L’acqua viene diretta al cavallo, con il proposito di lavarlo, e il cavallo è tenuto in mano con cavezza e corda, o legato. Il movimento, che è la prima risorsa del cavallo quando si allerta, è quindi limitato, la superficie circostante è bagnata e può essere anche scivolosa.
Mentre facciamo la doccia al cavallo è importante minimizzarne i rischi, facendo in modo che il cavallo collabori con noi, senza opporre resistenza. Il momento in cui alcuni cavalli possono obiettare è quando si usa il getto d’acqua per bagnare il mantello o sciacquarlo. Una brutta esperienza iniziale può creare problemi che persisteranno e dovranno essere affrontati e risolti.
L’approccio iniziale che noi usiamo avviene in libertà in uno spazio aperto, creando una situazione in cui il cavallo ha la scelta di fare l’azione senza essere costretto con la forza. Quando la relazione avviene in libertà, è sempre importante che teniamo conto di come il cavallo vede il nostro comportamento. Se il cavallo vede qualcosa che non gli piace, si guarderà bene dal parteciparvi!
Questo è semplicemente quello che accade quando si rispettano i tempi tecnici del processo mentale che accade normalmente nel cervello del cavallo che viene a contatto con una situazione, sia nuova, sia già vissuta. I recettori forniscono al cavallo un’informazione dall’ambiente, lui la elabora e la confronta con quello che sa. Poi, si comporta di conseguenza.
Nel modo in cui noi lavoriamo si stabilisce una situazione di dialogo attraverso il comportamento, in cui anche l’uomo impara a capire sempre la risposta del cavallo al suo comportamento. Questo è un fatto obbligatorio, altrimenti il cavallo si sposta dalla nostra area d’influenza. Quando ciò accade, è la dimostrazione dell’inadeguatezza dell’azione umana, e obbliga la persona a riconsiderare l’azione e a riprovare in un modo diverso. Il fatto che il cavallo si sposti e se ne vada non deve essere considerato una sconfitta, anzi ci insegna come meglio agire con lui e il nostro errore non costituisce un problema perché il cavallo è libero di esprimersi e sottrarsi a noi.
Nel nostro lavoro non usiamo mai la cavezza a nodini e la corda per rendere la situazione scomoda, e fare in modo che il cavallo scelga, sotto l’influenza della scomodità o del dolore, di stare al gioco.
Qualsiasi canna da irrigazione che può resistere se il cavallo la calpesta, è adatta all’operazione, sia con, sia senza un erogatore. L’erogatore ci permette di variare l’intensità, il rumore prodotto e la forma del getto e può costituire un aiuto con cavalli che obiettano. Con l’erogatore, il getto può essere diretto verso l’alto e produrre una situazione simile alla pioggia, che il cavallo conosce; senza cessare il getto, si può abbassare la mira e fare provenire l’acqua da un punto in cui il cavallo la vede e non ha più timore perché sa di cosa si tratta.
Tutto ciò va fatto rispettando i tempi del cavallo e osservando le sue risposte, e modulando la nostra azione momento per momento.
Come abbiamo già accennato, istintivamente, ogni percezione sensoriale che il cavallo ha, quando colpito dell’acqua proveniente da una canna, lo porta ad allontanarsi da essa. Ancor di più, questo succede se il cavallo non conosce la canna dell’acqua, poiché in natura nessuna forma di acqua esce da un simile oggetto.
Entrando nel dettaglio:
– la vista del getto d’acqua diretto verso il suo corpo lo stimola a sottrarsi dalla traiettoria.
– il suono dello scroscio d’acqua può stimolarlo, attraverso l’udito, a muoversi per vedere quello che produce il suono che ha attratto la sua attenzione.
– l’impatto del getto produce una pressione che può spingerlo a spostarsi.
– il gusto e l’olfatto non sempre vengono coinvolti, e nel caso lo siano, è il cavallo che sceglie di usarli volontariamente e di non spostarsi. Può accadere addirittura che cerchi di bere l’acqua che esce dalla canna.
Come fare:
– Considerare attentamente il luogo dove faremo la doccia e assicurarsi che il cavallo possa semplicemente stare fermo nello spazio che abbiamo designato. Nel caso di cavalli con difficoltà ormai esistenti verso la doccia o nuovi a questa esperienza, uno spazio recintato è ideale, perché fornisce la possibilità di lavorare in libertà su un fondo non scivoloso.
– E’ una buonissima idea cominciare sempre dal principio, assumendo che il cavallo non sappia quello che vogliamo fare, e chiedere un’azione come se fosse la prima volta che lui la sperimenta. In seguito, quando avremo un’esperienza personale per entrambi, noi e il cavallo, potremo essere più disinvolti e diretti nella nostra interazione.
Usando la canna da irrigazione per fare la doccia al cavallo, è opportuno fargli prima vedere come funziona senza coinvolgerlo direttamente. Questo è facilmente ottenibile se, con la canna tra le mani, azioniamo il getto, lo dirigiamo lontano da lui e ci manteniamo a una distanza in cui lui è a suo agio. Dalla mia esperienza trovo che, la distanza adeguata può essere variabile e deve essere quella a cui un cavallo ci vede con entrambe gli occhi e sta fermo a guardare quello che succede. Quest’accortezza, nel fornire al cavallo la conoscenza di quello che intendiamo fare, ci permetterà poi di poter maneggiare la canna dell’acqua, anche vicini a lui, senza che ne abbia timore. Il passaggio a dirigere il getto d’acqua verso il cavallo deve avvenire gradualmente, adeguando la nostra azione alla sua. Ciò significa che se ci avviciniamo e lui obietta allontanandosi noi dobbiamo fermarci e aspettare che lui si fermi e rimanga tale, poi ricominciamo, avvicinandoci e magari provando a dirigere il getto lontano da lui, ma tenendo la canna più vicina, in modo che lui veda il punto in cui l’acqua esce.
– Occorre modulare la forza del getto in modo che il cavallo con cui stiamo lavorando lo gradisca.
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