Viviamo in un�epoca che sempre pi� si sta sviluppando su una cultura della paura, non una paura reale e contestualizzata com�era per i popoli del neolitico, ma una paura virtuale basata sulla diffusione globale di immagini tragiche e violente. Una cultura della paura, dell�odio e della violenza. Paura di atti terroristici, paura dei cani pericolosi, paura del diverso da noi, paura dell�incertezza professionale e nelle relazioni, paura di perdere il controllo e tanto altro ancora. Le voci di antichi guerrieri audaci e portatori di pace si affievoliscono sempre pi�. Le nostre orecchie diventano sorde ai loro racconti di sfide, di battaglie perse, di combattimenti vinti.
Si ha paura di perdere, si ha paura di vincere.
E cosi la necessit� di controllare tutto si appropria di noi. Non viviamo pi� per vivere, ma per controllare noi stessi, gli altri esseri umani e le altre creature che condividono il nostro stesso destino.
Si evitano le sfide, si evita il buon combattimento, le azioni verso noi stessi e verso i nostri cavalli diventano coercitive. Entriamo in un circolo vizioso, entriamo in una spirale emozionale negativa e la nostra ragione riesce solo a vedere il lato negativo delle cose. In un atteggiamento di un cavallo leggiamo solo quello che potrebbe essere rischioso per la nostra incolumit� e diventiamo incapaci di leggere invece forme d�espressione particolarmente intense nei nostri cavalli.
Ed ecco che fioriscono vari strumenti di controllo e tortura. Pezzi di ferro delle forme pi� varie vengono piazzati nella sensibilissima bocca del cavallo. Speroni dalle varie forge vengono usati maldestramente e spesso indossati solo per mascherare una nostra bassa autostima. Redini di ritorno usate senza consapevolezza e abbassa-testa usati come strumenti per plasmare il corpo del cavallo, dimenticando del danno che procurano all�equilibrio mentale del cavallo. Strumenti che riducono le nostre capacit� cognitive ed annullano la possibilit� di avere una vera formazione sinergica e completa del cavallo.
A causa di questo nostro modo d�essere i cavalli rispondono in vario modo. Ogni cavallo risponde diversamente con rinuncia, violenza, sofferenza, tensione, stress, apatia, aggressivit� verso se stesso e verso l�uomo, depressione, comportamenti compulsivi, spegnendo la propria luce e il proprio sguardo, annullando il proprio modo d�essere. La nostra paura diventa generatrice di ombre nella relazione con il nostro cavallo. Si creano i presupposti per sviluppare importanti patologie della mente e dell�anima, in noi stessi e nei cavalli.
La nuova sfida per uomini e donne di cavalli, sar� passare da una cultura della paura e del controllo ad una cultura dell�audacia, ritornare al nostro essere guerrieri primordiali e temerari, dal passo lento, dai movimenti fluidi, dal sorriso sulle labbra mentre ci relazioniamo con i nostri cavalli, guerrieri portatori di pace.
Passare ad una cultura dell�audacia significa ritornare ad essere consapevoli del proprio stato emozionale, conoscersi profondamente, riaprire un dialogo interno equilibrato con il nostro pi� profondo io, ritornare a parlare al guerriero che vive in noi, ma anche ritornare a giocare con il nostro giullare interiore, immaginando di conquistare nuovi territori insieme al nostro cavallo.
Essere audaci significa anche entrare in risonanza emozionale con il nostro cavallo, significa far risuonare il nostro equilibrio dinamico emozionale anche nel nostro cavallo e nelle persone che ci circondano.
Essere audaci e risonanti significa saper usare pienamente la nostra intelligenza emotiva favorendo l�apertura a nuovi pensieri e nuovi apprendimenti, risolvendo problemi con fantasia e creativit�.
Essere audaci e risonanti significa amare l�espressivit� del nostro cavallo, accettare un suo modo d�essere, significa entrare in relazione con lui senza pregiudizi e timori, significa guidarlo senza mortificarlo con schemi e abitudini, significa rendere straordinario l�ordinario che viviamo in ogni relazione con questo essere, significa conoscerlo e non controllarlo, significa evidenziare i suoi punti di forza senza averne paura.
Essere audaci significa affermare con coraggio noi stessi di fronte al nostro cavallo, significa trovare la strada di una relazione paritaria dove esiste il rispetto reciproco delle diverse identit� e dei diversi modi di sentire ed essere.
Solo in questo modo la necessit� di controllo che vive in noi, lascer� spazio al dialogo equilibrato tra uomo e cavallo.
Solo in questo modo si formeranno veri cavalli guerrieri, al posto di cavalli soldatini.
Solo in questo modo non ci faremo influenzare dal contesto, ma sar� la nostra affermazione emozionale ad influenzare positivamente il contesto, facendo risuonare positivamente tutte le relazioni, compresa quella tra uomo e cavallo.
“Egli impar� a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare.
Scopr� che erano la noia e la paura e la rabbia a rendere cos� breve la vita di un gabbiano“.
Richard Bach “Il gabbiano Jonathan Livingston“
- Francesco De Giorgio ha scritto 17 anni fa
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